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Taverna: la torre del Baiolardo

  • Immagine del redattore: samueleanastasio
    samueleanastasio
  • 19 mar 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

I #normanni giunsero nel mezzogiorno italiano agli inizi dell’undicesimo secolo, chiamati dai principi longobardi e bizantini che erano in lotta tra di loro. Queste tensioni politiche ne favorirono il loro radicamento nel territorio e il loro inserimento nella rete dei poteri locali. Il pontefice Niccolò II per paura della forza militaresca dei Normanni decise allora di venire a patti e stipulò un concordato con i due condottieri principali provenienti dal ducato di Normandia, Riccardo d’Aversa e Roberto il Guiscardo di Altavilla. I due, in cambio di sottomissione al papato, ricevettero rispettivamente il principato di Capua e il ducato di Puglia, Calabria e Sicilia. Il compito era anche quello di riconvertire i territori bizantini alla fede latina e utilizzare castelli, abbazie, monasteri, torri e torrioni come punti strategici e di controllo.

Prendendo la strada che da Cutura conduce all’abitato di Taverna, comune in provincia di Catanzaro che diede i natali al pittore seicentesco Mattia Preti, si arriva alla cosiddetta Torre del Baiolardo. Il nome potrebbe derivare dal francese antico baloart, un’opera di fortificazione innalzata a completamento della cinta difensiva. Alcuni studiosi sono comunque convinti che la fortezza abbia preso il nome da colui che la fece costruire, cioè Baiolardo. Eretta con molta probabilità nel 1064 per volere di un nipote di Roberto il Guiscardo, appunto Baiolardo, posizionata in un punto strategico i

mmerso nel verde della Sila, aveva l’importante funzione di difesa territoriale. La piccola fortezza era costituita da un piano parapetto, da due baluardi, da una torre cilindrica e da circa quarantadue merli. Purtroppo, a seguito del distruttivo terremoto del 1783 la torre subì notevoli danni e per tale motivo fu abbandonata, diventando col tempo base e rifugio per i briganti. Anche in questo caso, la documentazione a riguardo è scarsa (ci si basa su informazioni desunte dalle narrazioni popolari).


Oggi di questo pezzo di storia medievale calabrese altro non rimangono che ruderi del muro di cinta e della torre cilindrica.

 
 
 

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