top of page

Il castello di Nicastro

  • Immagine del redattore: samueleanastasio
    samueleanastasio
  • 17 apr 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Quella del Medioevo è stata un’epoca importante per lo sviluppo territoriale ed economico della Calabria. Tra i simboli di quel periodo molto lontano spicca il castello di Nicastro. Intorno all’origine della città c’è tutta una ridondanza di leggende, tesi più o meno attendibili e tradizioni e, secondo alcuni studiosi, l’abitato sorse in epoca ellenistica.


E’ opinione comune tra gli specialisti che la fortificazione di Nicastro ebbe origini molto antiche: secondo alcuni, furono infatti i Bizantini, nel IX secolo, a costruire il primitivo castrum per accogliere un presidio militare e controllare così il territorio da eventuali incursioni longobarde. I resti del castello si trovano a circa 300 metri sul livello del mare sul colle di San Teodoro, a strapiombo sul torrente Canne, in una posizione strategica a difesa dell’intera piana di Sant’Eufemia.

Dati più sicuri attribuirebbero però la costruzione del castello al periodo normanno, cioè tra la fine del XI e l’inizio del XII secolo. In epoche successive vennero effettuati lavori di ampliamento, restauro e di rafforzamento della fortificazione e delle strutture murarie grazie al volere di Costanza d’Altavilla prima e Federico II poi. Nel periodo feudale fu trasformato in una residenza nobiliare e nel corso del ‘600 fu adibito a prigione. A causa dei continui terremoti che sconvolsero la regione, in particolare quello del 1638 e quello del 1783, la rocca venne lentamente svuotata e definitivamente abbandonata.


Il Castello, nel 1993, fu teatro di alcune campagne di scavo e letture stratigrafiche degli elevati. Sono state individuate le diverse fasi costruttive dell’impianto ed è stata successivamente proposta l’idea della presenza di un dongione a pianta rettangolare che poi fu, in età federiciana, trasformato nella struttura poligonale con finestre in laterizi ancora oggi visibile in loco. Un’altra particolarità venuta fuori dalle indagini archeologiche è l’utilizzo nelle tessiture murarie della serpentina verde, cioè una roccia locale che caratterizza, per la sua abbondanza e reperibilità, buona parte dell’edilizia storica del comprensorio.


Nel 1992 il castello è stato restaurato dall’amministrazione comunale di Lamezia Terme con l’intento di preservarne i ruderi ancora presenti. Oggi è diventato una meta ambita di visitatori e turisti provenienti da tutta Europa e nei periodi estivi viene utilizzato come sede per la realizzazione di eventi culturali.

 
 
 

Comments


bottom of page