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Il leggendario castello di Scigliano.

  • Immagine del redattore: samueleanastasio
    samueleanastasio
  • 10 mar 2018
  • Tempo di lettura: 2 min

Gregorio Misarti, drammaturgo e giornalista italiano, originario di Scigliano, nel suo scritto “Cenno storico e archeologico di un viaggio da Scigliano a Cosenza”, scriveva: «La storia patria amichevolmente ti avvisa, che in ogni luogo di quelli che guardi, sorsero uomini che li resero gloriosi».

#Scigliano, oggi, è un comune in provincia di Cosenza di circa 1300 abitanti e il suo nome deriverebbe dal latino Sillius con l’aggiunta del suffisso ˞anus (che indica l’assidua presenza in loco di accampamenti romani). Fu sede di una delle più rinomate “università” (da intendersi come comunità, nel senso di ente collettivo) del Regno di Napoli e si trova sulla destra idrografica del fiume Savuto, vicino all’importante Martirano che fu sede vescovile. Secondo la tradizione, il piccolo centro calabrese fu fondato sul sito di un antico borgo di nome Sturni e crebbe intorno ad un castrum fortificato, commissionato nell’anno 556 d.C. dal romano Marco Giulio Sillano e menzionato da Tito Livio nel “De Bello Macedonico”.


Gli storici hanno poi sottolineato come Scigliano si trovasse nelle vicinanze di un porto fluviale posizionato sul Savuto: la statio di ad fluvium Sabatum. Proprio sul fiume si trovano alcuni ponti di epoca romana.



I ruderi del castello oggi sono appena visibili e i pochi rimasti sono completamente avvolti e inglobati dalla vegetazione. Sono stati individuati presso tali rovine resti scheletrici e monete. Il castello sorgeva sulla collina che sovrasta tuttora il borgo di Diano, dominando tutta la valle del Savuto e lo sbocco sul Mar Tirreno. Purtroppo, la documentazione relativa al castello di #Scigliano è scarsa o, più precisamente, assente. Dunque, per ottenere informazioni su di esso, è necessario ricorrere alla tradizione orale. Con molta probabilità, venne creata questa fortificazione con l’obiettivo di resistere agli attacchi dei vicini #Bruzi e dei #Cartaginesi. Un documento importante giunto sino a noi, che cita il castello, è quello di Costanza d’Altavilla (conservato nella sala delle pergamene del comune di Bianchi in provincia di Cosenza), risalente al 1198, nel quale la regina normanna ordinava la ricostruzione dei castelli di Nicastro e Scigliano distrutti durante la guerra tra Normanni e Svevi.


I dubbi e gli interrogativi sulla presenza del Castello sono numerosi, e ad alcune domande ancora non c’è risposta. L’unica certezza rimane nel racconto dei cittadini del posto, i quali sono convinti della presenza di cunicoli sotterranei che dal castello portavano al fiume Savuto. È interessante notare come il topos delle gallerie sotterranee sia presente in molte leggende legate a castelli, abbazie e altri luoghi antichi, sui quali dati storici ha prevalso l’immaginazione popolare. Tra le leggende che restano come eredità della misteriosa fortezza, vi è quella del tesoro custodito da un orrendo serpente, di specie sconosciuta, che spesso è stato visto aggirarsi tra le viuzze del paese. Un’altra storia legata a Scigliano, dalle basi storiche più solide, è quella che vede protagonista una figura importante come quella della regina Isabella d’Aragona sposa di Filippo III di Francia che, nel 1271, moriva per una caduta da cavallo nei pressi del fiume Savuto (nel tratto tra Martirano e Scigliano).


E, ancora una volta, nell’indifferenza più totale delle amministrazioni e delle sovrintendenze, vive uno dei centri più importanti per lo sviluppo territoriale della Calabria.



 
 
 

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